A settembre si ricomincia.
Tratto da: Grazia Honegger Fresco, “il quaderno Montessori” (estate-autunno 2001), Rubrica “segreti del mestiere”.
​Vedi anche sito web dedicato https://graziahoneggerfresco.it
A settembre si ricomincia.
Le maestre novelline, come quelle già esperte, dovrebbero prefigurarsi in ogni particolare, pur con l'elasticità necessaria, lo scorrere dei primi giorni di scuola.
Chi ben comincia è a metà dell'opera, secondo un proverbio che corrisponde al vero. L'ideale sarebbe dedicare almeno i primi due o tre giorni ai soli bambini nuovi - perché non si sentano travolti dall'eccitazione festosa dei "vecchi" - e ai loro genitori. Salutarli per nome, uno a uno, dare il tempo di lasciare chi li ha accompagnati; essere pazienti con chi non riesce a separarsi; invitare a sedersi nel piccolo cerchio di sedie preparato per loro, cominciare a guardarsi, a scambiarsi i nomi... Meglio ancora, se il tempo lo consente, accoglierli in giardino e poi proporre qualche gioco: un semplice girotondo o qualcosa che sia di pretesto per memorizzare i nomi. Se nella prima settimana nella classe - almeno per qualche tempo - ci sono due adulti l'ambientamento di tutti risulterà più agevole.
L'accoglienza ai bambini “nuovi”
La maestra, che in precedenza - si spera - ha avuto incontri con i genitori, potrebbe aver raccolto le foto dei bambini per cominciare a riconoscerli e accoglierli con il loro nome. Le foto si potranno porre sull'armadietto o sopra l'attaccapanni all'ingresso a contrassegnare il posto di ciascuno. Trovare un proprio posto già preparato può essere rassicurante; eventualmente i più grandi o i “vecchi” potranno segnarlo in seguito loro stessi con l'aiuto dell'adulto.
Sotto la foto si scriva a caratteri grandi e nitidi il nome del bambino: ritrovandolo via via scritto allo stesso modo sulla cartellina personale, sulla busta del tovagliolo, sulla lista dei compiti settimanali, diverrà familiare al proprietario come ai compagni. E questo è già lettura, oltreché riconoscimento dell'identità di ciascuno.
Un altro passaggio indispensabile - con l'aiuto di qualcuno che segue gli altri - sarà condurre i bambini a gruppetti di quattro o cinque al massimo in un giro “turistico” della classe, dei corridoi, del bagno, dei luoghi dove si mangia o si riposa; rivedere dove si entra e si esce, scoprire se ci sono animali da accudire, piante da innaffiare, spazi di gioco particolarmente attraenti, una piccola, accogliente, biblioteca.
Lo stesso si farà all'esterno. E intanto cominciano già a passare brevi informazioni, notando il posto di taluni oggetti, dei tappeti piccoli e grandi per lavorare a terra, degli asciugamani e del sapone, delle seggioline tutte in ordine, dei fiori messi qua e là. Ogni particolare è essenziale e, se dato con calma, si fissa nella memoria visiva dei bambini.
Una cura speciale avranno in un momento successivo - sempre poche cose per volta! - l'uso del gabinetto, la lavatura delle mani, la soffiatura del naso. Per creare presto un sentimento di sicurezza e di indipendenza, le presentazioni ad essi relative dovranno essere ripetute per più giorni con due o tre bambini al massimo, con pazienza e buon umore.
Questa attenzione alla corporeità del bambino - che include anche la cura per il pranzo e per il modo con cui si svolge - è basilare per suscitare un senso profondo di sicurezza. Richiede agli adulti uno speciale sforzo organizzativo: essere tutti presenti, magari abbreviando nei primi giorni il tempo di apertura, favorisce la suddivisione in piccoli gruppi così rassicurante in principio per impadronirsi a fondo dell'ambiente e delle leggi di convivenza.
Nei primi giorni occorre tenere molto insieme il gruppetto dei “nuovi” con attività speciali per loro, da alternare con intelligente sensibilità. Un canto, la presentazione di un libro di immagini, un racconto, qualche semplice indovinello, proposte di gioco grazie alle quali ci si guarda in viso e ci si ascolta. Altrettanto valide sono le attività di movimento: imparare a muoversi nell'ambiente, a trasportare uno sgabello o un tavolo, a versarsi l'acqua quando si ha sete... Si adotti di regola il criterio di più presentazioni brevi - intorno ai cinque minuti - anziché una lunga di quindici o venti minuti con tante azioni dentro, dando la precedenza a presentazioni di gruppo con un'azione di rassicurante contenimento.
Tra una proposta collettiva e un'altra ci siano momenti in cui si invitano i bambini a scegliere loro stessi qualcosa da fare. I primi giorni non si espongano materiali e utensili che richiedono presentazioni individuali prolungate, ma piuttosto attività che non prevedono interventi da parte dell'adulto se non in misura minima, oggetti che da soli suggeriscono al bambino come fare, ad esempio: fogli e pastelli a cera, incastri e puzzles, domino e tombole figurate, perle da infilare o piccoli oggetti da dividere - per esempio ghiande e noci - immagini da guardare. I bambini potranno prenderli da soli dalle mensole e alla fine riportarli al loro posto con la guida dell'educatrice.
Può essere utile definire fin dal principio in quanti si possa fare un gioco o si possa stare in un certo spazio, dando in modo rigoroso la precedenza a chi ha scelto per primo.
Osservare e sostenere
Si noterà subito che alcuni bambini girellano silenziosi e incerti, mentre altri subito si dirigono con piacere verso qualche oggetto. Un incastro, la tartaruga da contemplare, il gioco di costruzioni sul tappeto... Osserviamo con discrezione, dando a ciascuno il proprio tempo, senza pretendere né sollecitare, aiutando se davvero indispensabile.
A volte un piccolo sostegno può essere incoraggiante: mostrare come si porta con due mani la scatola delle perle riduce il rischio di un umiliante rovesciamento della stessa oppure come si abbassa la maniglia della porta per uscire dalla stanza previene il senso di essere rinchiuso che il piccolo può provare. (Vigiliamo sempre sulle emozioni e sull'energia, in positivo o in negativo, che da esse si sprigiona!).
Altri momenti importanti possono essere un gioco cantato, una breve conversazione su ciò che si fa in casa o sulle vacanze - e la maestra parlerà delle sue - oppure un gioco musicale o di equilibrio: camminare su una linea segnata a terra, camminare portando oggetti.
Senza fretta si cominceranno a sperimentare le prime regole di vita in comune che, date in situazioni neutre, non di conflitto, delimitano nel modo più naturale lo spazio di libertà di cui ciascuno può usufruire.
Rientrano i grandi: novità senza eccessi / rinfrescare la legge e rafforzare i legami.
I bambini che hanno già frequentato per uno o due anni ritrovano facilmente le abitudini e le norme, ma anche per loro occorre pensare a un'accoglienza calda e rassicurante con la presentazione dei nuovi compagni, ritrovando talune novità. Se ci sono cambiamenti nell'ambiente, vanno accuratamente illustrati, così pure libri e nuovi materiali che comunque prevedono la presentazione dell'adulto.
Una o più riunioni in cerchio possono consentire racconti, ricordi, richiami ad abitudini già radicate, ma anche giochi.
Il gioco dei nomi
1° Un gruppo di bambini in piedi in cerchio; una palla leggera, non troppo grande. L'adulto la tira a un bambino, dicendo prima il proprio nome, poi quello del destinatario. Questi la raccoglie e la tira allo stesso modo a qualcun altro.
Questo semplicissimo gioco, tratto dal repertorio dei CEMEA, può risultare complesso per bambini piccoli, che forse non riescono a prendere la palla e a dire i due nomi. Meglio procedere a piccoli passi con loro, introducendo solo in seguito varianti più complesse.
Per esempio si può far correre la palla anziché lanciarla, fino ai piedi di un bambino incoraggiandolo a dire il proprio nome. Non è detto che ciò avvenga, ma nessuno sottolineerà la mancata risposta. Ancora più semplice se sarà l'adulto dapprima a dire: “Adesso mando la palla a Silvia”, che la prende per rimandarla alla maestra che continua il gioco per ciascun bambino, dicendone il nome.
A cantare i nomi
2° Una decina di bambini al massimo, seduti in cerchio con l'adulto.
Sulle prime cinque note della scala di Do la maestra canta il nome di ogni bambino ed anche il proprio. Il SOL si canta quattro volte, una all'apice della scala, l'altra per ricominciare la “discesa”. Se le sillabe del nome sono due come in Da-rio; Da-rio ogni nota si canta due volte. Tre volte in Mar-ti-na; Mar-ti-na o Ro-ber-to; Ro-ber-to. Quattro volte in Va-len-ti-na; Va-len-ti-na.
I bambini ascoltano e, se vogliono o possono, cantano.
Questo gioco musicale è stato inventato da Anna Maria Maccheroni.
Giocare a riconoscersi
Se si hanno le foto di ciascuno, maestre e assistenti incluse, può essere simpatico seduti su un tappeto o attorno a un tavolo, guardarle, riconoscersi e riconoscere, dire i nomi...
Nei giorni seguenti questo può diventare un breve rituale quotidiano: chi è già arrivato, chi sappiamo che non verrà e così via. Poi ogni immagine può essere inserita in uno spazio visibile previsto per mantenere viva la memoria di chi è assente e sottolineare chi è presente.
[Da: Grazia Honegger Fresco, Il quaderno Montessori (estate-autunno 2001), Rubrica “segreti del mestiere”].