Scuole elementari senza rigide divisioni di classi (II)
Una scuola passata in mano ai bambini: la "Montessori" (statale) di via Lemonia a Roma.
Scuole elementari senza rigide divisioni di classi (II)
Esiste ancora a Roma quella bella scuola, creata da Flaminia Guidi al quartiere Tuscolano, di cui abbiamo lungamente parlato nel n.38 del 1993? Esiste eccome ed è ancora più significativa sotto certi aspetti. La sede è cambiata: si trova ora in via Lemonia, proprio a ridosso del Parco dell'Appi Antica, non lontano da Cinecittà.1
La scuola, con molto verde attorno e tutta a piano terra, si snoda in tre fabbricati moderni, connessi tra loro: il primo è la Casa dei Bambini, il secondo accoglie le cinque classi elementari, il terzo la cucina e le stanze da pranzo.
"Se la scuola esiste ancora, è merito – racconta Flaminia – dei genitori che non si fecero intimidire dalle difficoltà quando la sede di viale Spartaco, inaugurata il 6 gennaio 1957, nel '95 venne dichiarata inabitabile. La scuola di via Lemonia, malgrado fosse recente, era già stata rovinata da un incendio e non faceva ben sperare… I genitori la occuparono, dormendoci a turno anche con le brande, decisi a non perdere una scuola di qualità per i loro figli, unica nel suo genere. Vinsero la loro battaglia e nell’ottobre del ’96 la scuola Montessori del Tuscolani riaprì i battenti”.
Siamo così arrivati all'oggi: circa 100 i bambini dal tre ai sei anni, 125 i ragazzini dai sei agli undici. Due le maestre per classe per coprire l'orario che va dalle 8,30 alle 16,30. La preside è la dottoressa Rita Caruso che con intelligente attenzione capisce il valore di questa esperienza, unica in Italia nell'ambito delle scuole statali. In ogni caso la libertà e l'unicità di questa esperienza sono giorno per giorno riconquistate alla diffidenza di genitori e di colleghi di altri sedi che, non vivendola, non riescono forse a coglierne la ricchezza e le esigenze.
Così nella scorsa primavera prendo un appuntamento per andare a visitarla. Appena entrata, mi viene incontro, accogliente ed affettuosa, Maria Rosa, da tanti anni "storica" maestra del lavoro Montessori al Tuscolano: subito avverto tra adulti e bambini un'aria familiare priva di ogni rigidità.
DICITURA SOTTO FOTOGRAFIA Le bambine stanno preparando una divisione: un numero di perle - non sappiamo quale – sarà diviso per sette o "tra sette" personaggi, rappresentati da altrettanti coni verdi (il colore delle unità).
La distribuzione avverrà in parti rigorosamente uguali e il risultato sarà dato da ciò che avrà ricevuto ciascuna delle unità.
La scuola - che fa parte del plesso scolastico "Don Filippo Rinaldi" del 101° Circolo – non è grandissima. Pensata come al solito per ragazzini tenuti fermi nei banchi o per liceali sedentari, corrisponde poco a questi bambini attivi, spesso in movimento: un po' di spazio in più non avrebbe guastato, eppure sembra che i suoi abitanti non ne soffrano troppo, abituati come sono a un genuino, quotidiano controllo dei loro movimenti per rispettare persone cose, a cominciare dai più piccoli.
Una bambina di circa 4 anni ha disposto in due lunghe file sul pavimento numerose cornici di legno (incastri piani) e ha messo le piastrelle corrispondenti su un tavolo lontano: con molta calma e concentrazione compie un non facile appaiamento a distanza senza distrarsi, malgrado le tante attività intorno. Molti bambini vanno e vengono, ma nessuno urta gli oggetti a terra: scavalcano la doppia fila o percorrono incuriositi la "stradina "al suo interno. . .
Dalla Casa dei Bambini alle Elementari tutti gli ambienti sono aperti e comunicanti tra loro: davanti a una delle classi dei piccoli c'è un gruppetto di sette-otto anni in ammirazione di un modellino di castello medioevale, fatto a casa dà uno di loro. Anche qualcuno più piccolo è lì a osservare attento e ascoltare le spiegazioni che il “costruttore” da del suo lavoro. Alla fine uno dice, tutto contento: “Grazie, grazie!” e se ne torna in classe. Flaminia Guidi, seduta in mezzo a loro, mi accoglie con il consueto calore: sembra dimenticare i suoi 97 anni, di cui più della metà trascorsi con i bambini del Tuscolano, quartiere popolare e sovraffollato. Anche se il passo si è fatto più lento e la vista più incerta, la mente è lucidissima e vigile come un tempo a ogni sfumatura di comportamento. Una bimba delle più grandi le si avvicina poco dopo per dirle: "Come sono contenta quando viene a trovarci!”.
I bambini avvertono con precisione chi li ascolta e li aiuta e qui, abituati ad essere rispettati" sanno esprimere con spontaneità e naturalezza i loro sentimenti. Entro con Flaminia nella parte elementare. Le pareti del corridoio sono occupate quasi completamente dagli scaffali della biblioteca che conserva tutte le caratteristiche di quella di viale Spartaco. Intorno alle 9,30 un bambino gira per le classi con un campanello e un cartello per annunciarne l'apertura, mentre il bibliotecario si installa in attesa dei clienti. Il turno, il registro, la pulizia e il riordino dei libri sono svolti con responsabilità settimanale dai vari gruppi classe come in passato.2.
A sinistra del corridoio i bambini dai 6 agli 8 anni, a destra i grandi dai 9 agli 11. Non ci sono porte. All'interno alcune mensole con materiali, piante, scaffalature di libri suddividono e creano zone di ulteriore tranquillità. Le aule traboccano di lavoro: ci sono anche testi scritti in esposizione, calcoli lunghissimi e racconti, poesie e documenti fotografici.
Nel corridoio spicca un enorme sole (1m o forse più di diametro) su cui appare di fianco, a confronto, "la nostra Terra": una biglia bianco-azzurra, fissata co nastro adesivo trasparente. Un bambino che ha in mano la catena della potenza di 9 è lì fermo a guardare. Dopo un po' allunga un indice per sfiorare la Terra, poi riparte verso il corridoio per stendere la sua catena.
È bello osservare questo fluido passaggio da un campo culturale a un altro, non dettato da un adulto che dice: ”Adesso fate questo”, ma che è mosso dalla vita stessa, dall'intersecarsi degli interessi dei ragazzini.
Commenta Flaminia: Io raccomando alle maestre dei piccoli, di passare all'interno quando li conducono a pranzo, perché possano cogliere il fervore di lavoro dei più grandi, vedere le loro attività, diverse da quelle della Casa dei Bambini. Non si può mai sapere cosa colga la mente assorbente dei piccoli, che cosa possa trattenere: l'impegno dei compagni più grandi è di per sé una scuola straordinaria.
Nelle classi si vedono in contemporanea le attività più diverse: in una delle classi 3-6 anni grande fervore intorno alle lettere. Le adoperano in molti: smerigliate o con l'alfabetario mobile, sono particolarmente grandi, quindi molto evidenti e più interessanti per questa età. Il materiale sensoriale è in uso un po' ovunque e in modo vivace; così pure "la vita pratica".
Due bambini su un tappeto lavorano con molta concentrazione ad appaiare fotografie dei monumenti di Roma con i relativi nomi. . .
Nella Casa dei Bambini ciascuna delle due aule ha i servizi annessi, che – gabinetti a parte - si integrano nello spazio classe: questo favorisce al massimo l’alternanza spontanea tra le attività sensoriali e quelle con l'acqua, la cura delle piante e l'uso degli incastri per il disegno che qui appare particolarmente curato, la scoperta del linguaggio scritto o il mondo dei numeri. Con il passaggio in prima elementare il bambino ritrova gran parte di tali attività, ma a un livello più evoluto: una caratteristica delle scuole Montessori è chi i concetti chiave non solo sono offerti direttamente alle mani, alla mente, alle emozioni di ogni bambino, ma vengono riproposti a livelli diversi, con materiali differenti e ogni volta con qualche novità in più. Si tratti delle sfumature dei colori o di nomenclatura geografica del sistema decimale o delle prime operazioni aritmetiche, ogni bambino può assimilare le proposte in modo poliedrico. Ogni “tema” gli viene presentato in concreto ma è agendo in prima persona che, senza nemmeno rendersene conto, assimila e approfondisce. Poiché nessuno gli mette fretta, può procedere secondo i propri tempi, ripetendo a suo modo e quindi con un assorbimento sicuro e felice.
Così dal Nido alla Scuola Superiore. In Italia è raro trovare vari ordini di scuola in sequenza. Vige anzi una rigida normativa di separazione: nella scuola di via Lemonia si possono osservare i frutti di un'educazione libera e indiretta tra i tre e gli undici anni circa. Un bel lasso di tempo!
In queste aule i bambini svolgono attività individuali ma scoprono anche il piacere di lavorare a coppie o forse in più, con l'impegno a farlo in modo responsabile: le maestre li aiutano a concretizzare, intervenendo il meno possibile.
"Dov'è la maestra? – chiede Flaminia – Non vedo bene.
Ah, cara Flaminia, non è questione di vista. Il fatto è che le maestre si confondono con i bambini, sedute accanto a loro, per il tempo che occorre, pronte a spostarsi quando una richiesta d'aiuto sia stata soddisfatta e ne sorga una nuova. Le loro voci non si sentono: i bambini sono in grandissima parte autonomi e si aiutano molto fra di loro, si consultano. Affamati di cultura, vogliono approfondire, sapere di più, confrontare. Qui le maestre conoscono il segreto: osservano moltissimo, ma non verificano di continuo e in modo diretto. In altre parole non interrompono il lavoro dei bambini "per sapere se e che cosa hanno imparato". L'essenziale è proprio questo: non bloccare il loro lavoro inconscio, il percorso dei loro interessi e desideri. Seguo il gruppo dei "camerieri" (alcuni grandi, alcuni piccoli della Casa dei Bambini) che si sposta nell'edificio attiguo per apparecchiare. Da sempre qui il momento della tavola - mangiano 225bambini con le loro maestre – è una situazione collettiva di grande rilevanza sociale, cui concorrono molti fattori: in generale il clima nonviolento della scuola; in particolare l’attenzione a ogni minuzia e la gestione del tutto affidata ai bambini, dall'apparecchiatura alla sparecchiatura, riordino incluso. La situazione attuale ha richiesto alcuni compromessi (le recenti norme igienico-sanitarie imperversano anche qui, come altrove, a limitare al massimo l’intervento dei bambini) eppure il lavoro attento ai particolari – guidato da Emma, Simona e Franca, anche loro da tempo nella scuola – è sempre di grande qualità e aiuta ulteriormente i bambini nella loro indipendenza e nel senso di responsabilità. Niente è lasciato al caso e per convincere gli increduli che i bambini fossero capaci di un tale impegno è stato preparato un progetto pedagogico approvato dal Circolo!
Flaminia osserva: Vedi questa scuola com’è bella? È passata interamente nelle mani dei bambini. Le maestre li seguono, ma se qualcuna tra loro non ha capito del tutto il senso di questo guidare senza imporre, senza correggere, i bambini sono più forti, perché il clima generale di libertà consente loro di reagire con pazienza alle incertezze e alle ansie degli adulti. La situazione è rovesciata. È passato tanto tempo da quando cominciai a vedere questi fenomeni, questo “periodo sensitivo della cultura” per esempio, che esplode dopo i sei-sette anni. In tutti i bambini del mondo si verifica una scadenza simile, alimentato dal gruppo umano in cui vivono. Perché questo periodo sensitivo? La sensibilità al linguaggio e al movimento che si osserva nei primi anni porta a conquistare la parola e la capacità di muoversi, di agire, ma questa? Secondo me, è un fenomeno biologico, oltreché psichico, una sorta di DNA a un diverso livello che porta alla formazione di nuovi "organi psichici", alla comprensione del tempo e dello spazio, dei grandi numeri come del cammino dell’umanità. Bisognerebbe ristudiare a fondo il 3° capitolo di Come educare il potenziale umano dove Maria Montessori 3 parla dell’inconscio, di come si sviluppano - e in modo tanto straordinario - le capacità intellettuali dei bambini nella loro seconda infanzia. Ho cominciato sessant’anni fa e nonostante i mutamenti ambientali la risposta dei ragazzini è sempre la stessa.
La cellula germinale psichica dell'essere umano è il neonato con le sue potenzialità: sembra indifferente, immoto ma i periodi sensitivi lo infiammano e a un certo punto la sua mente comincia a organizzarsi. Molto molto presto – anche prima dei due anni – bisognerebbe dargli le lettere smerigliate, perché possa assorbirle lentamente, perché possa elaborarle nell’inconscio come fa con il linguaggio parlato. Affronterebbe ben diversamente il mondo della cultura quattro o cinque anni più tardi. Superata l'età sensoriale, di nuovo un altro periodo sensitivo entra in azione: di nuovo l’individuo non può non rispondere. Se ci si oppone o se il bambino viene impedito, malnutrito con cose banali, ripetitive, soffre, sta male, diventa inquieto e intrattabile. Se invece può rispondere, appare profondamente soddisfatto, lucido; è come se restasse in lui per sempre un’apertura, una sensibilità in più rispetta alla conoscenza: la libertà e e l’autocontrollo sono ormai costruiti. I bambini di questa età ancora non sono capiti, rispettati: ci vorranno forse cento anni prima che la società si renda canta di quanta spreco, quanta repressione!
Rispondere a ogni età con il cibo - fisico e psichico - di cui l'essere umano ha bisogno: è questo il segreto di una buona crescita, di uno sviluppo equilibrato, come lo ha indicato Maria Montessori. Vederlo realizzato con tanto entusiasmo e con risultati positivi - esempio più che raro nel nostro paese - fa comunque bene sperare.
G.H.F.
36-ILQUADERNOMONTESSORl/autunno2002--
(nota 1: (1) " recapito completo è via Lemonia 242, te\. 06-71.582. 362.).
(nota2: (2) Nel n.76 verrà presentato un racconto più dettagliato relativo all'organizzazione di questa biblioteca.)
(nota 3: (3) Pubblicato da Garzanti, I edizione italiana 1970)
Vedi anche sito web dedicato https://graziahoneggerfresco.it